#Libri&Immagini – La cosa smarrita, L’albero rosso e I Conigli

 Siamo tornate. Dal Salone di Torino io con 14 libri (e una valigia che non vi dico, per poco non pesava più di me!) e Gwen più o meno lo stesso 😀 Ma siamo tornate anche con Shaun Tan– per il quale, non so se si è capito, ho una certa predilezione – e la sua fantastica casa editrice italiana, Tunué.

La cosa smarrita

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Correva l’anno 2017 quando veniva pubblicata questa storia, dalla quale è stato tratto anche il bellissimo cortometraggio Oggetti smarriti che nel 2010 vinse l’Oscar (se vi va, potete vederlo qui): un ragazzino, mentre si trova su una spiaggia, trova un’enorme cosa meccanica, un po’ a forma di teiera, che però è sola, triste e smarrita. Affascinato dalla sua bizzarria, decide di non poterla lasciare lì e la porta prima da un suo amico, per vedere se almeno lui riesce a spiegargli cos’è, e poi a casa dai suoi genitori, che vi prestano attenzione giusto un attimo (per via dei piedi che puzzano, gli dice sua mamma). Non gli resta, infine, che cercarle un posto adatto dove poter stare, in città. Come al solito, Shaun Tan affronta in modo eccelso le tematiche (a lui care) della diversità e della solitudine, della stranezza e del mistero, lasciandoci all’ultima pagina (o all’ultimo fotogramma) un certo senso di malinconia misto a tenerezza, affatto spiacevole e che ci fa sorridere, promesso.

 

L’albero rosso

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Immaginatevi in un momento buio della vostra vita: vi alzate ogni giorno alla stessa ora, senza alcuna variazione o tipo di aspettativa, vittime della routine e dei tanti problemi che incombono, che non vi lasciano spazio a sguardi alternativi. Poi, all’improvviso, ecco la meraviglia nel trovare qualcosa di inaspettato, proprio davanti a voi ed esattamente come lo avevate immaginato. L’albero rosso vi racconta come l’infelicità possa venir accantonata da un evento improvviso, quasi salvifico, e sostituita – anche se per poco – da una magnifica, esaltante sensazione di stupore.

 

I Conigli

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Signore e signori, eccolo il nuovissimo racconto di Shaun Tan – questa volta a quattro mani con John Marsden -, I conigli, arrivato prima al Salone di Torino che nelle librerie. Lasciate per un po’ da parte tutto quello che già conoscete dell’autore: questa non è una storia sull’infinito della vita, sulla solitudine che viviamo o sullo stupore che può arrivarci da un momento all’altro. No, è un qualcosa di apocalittico, a metà tra Asimov, Dick e la coppia Wells-Spielberg de La guerra dei mondi. I Conigli arrivano sulla Terra: inizialmente sono pochi e gentili – e qui magari potreste ritrovarvi a pensare che l’idea di base sia quella di un Approdo-bis, ovvero un racconto sull’immigrazione, sulla diversità dei popoli, sul senso di accoglienza e sull’abitudine al nuovo. Ma anche no – di nuovo. I Conigli proprio non vogliono adattarsi, continuano a parlare la loro lingua e a non farsi capire, si sono portati il proprio cibo che pian piano fa ammalare gli altri abitanti, avvelenandoli. Da pochi che erano, i Conigli diventano la maggioranza. Gli altri abitanti provano a combattere e a opporre una strenua resistenza, ma in questo mondo brutalmente animale vige la legge del più forte. Shaun Tan e John Marsden hanno voluto farci vedere cosa vuol dire colonizzare: come si inizia, come si evolve, come la colonizzazione possa divenire un’appropriazione di un luogo e infine come possa arrivare a segnare l’estinzione di una intera razza. Buona apocalisse a tutti.

Vera

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